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Freud & Jung

Per Sigmund Freud l’arte è frutto dalla conciliazione del principio di piacere e principio di realtà.

Per Carl Gustav Jung invece l’inconscio non risulta essere solo il ripostiglio del passato ma da esso possono liberarsi contenuti nuovi, potenzialità neanche sospettate dall’io.

Per Sigmund Freud l’arte è frutto dalla conciliazione del principio di piacere e principio di realtà.
Il bambino secondo lo scopritore della psicanalisi, vive nel principio di piacere che verrà sostituito gradualmente crescendo dal principio di realtà che dominerà la sua vita adulta.
L’artista conserva il principio di piacere più a lungo rispetto alla norma e cerca un compromesso con esso mediante l’arte grazie alla quale crea un intermondo tra realtà e fantasia.
L’artista attraverso il “gioco” creativo dà come il bambino un nuovo assetto al suo mondo, così in realtà non crea nulla ma organizza solo gli oggetti e i materiali in maniera nuova.
Crea un mondo fantastico che sa essere distinto dalla realtà e mediante il gioco soddisfa in modo sublimato i desideri che si ricollegano al mondo infantile.
Dunque l’arte diventa effetto della sublimazione della libido (desiderio-energia sessuale); è per Freud la manifestazione mascherata di desideri rimossi relegati nell’inconscio.

Per Carl Gustav Jung invece l’inconscio non risulta essere solo il ripostiglio del passato ma da esso possono liberarsi contenuti nuovi, potenzialità neanche sospettate dall’io.
Gli artisti che sono scesi più in profondità in esso nella loro ricerca creativa, hanno toccato il complesso degli archetipi che costituiscono quello che Jung definì per primo inconscio collettivo.
Gli archetipi (dal greco Archè = inizio, primo) sono immagini interiori legate a stati emozionali che corrispondono agli istinti innati nell’essere umano.
Questi istinti attivi nell’uomo primitivo, con la civilizzazione sono stati relegati nell’inconscio, creando una scissione dagli strati più vitali e profondi della nostra psiche.
La coscienza razionale è dunque un’acquisizione recente dell’uomo e corrisponde alla sua capacità di controllarsi.
Gli archetipi sono di numero limitato dato che corrispondono alle esperienze umane fondamentali (nascita, crescita, amore, vecchiaia ecc.) e si manifestano uguali in ogni tempo e luogo.
L’archetipo costituisce una sorta di codice genetico della psiche che risiede nell’inconscio collettivo, una sorta di sostrato psichico comune a tutti gli esseri umani, trans-personale e universale, che costituisce la massa ereditaria spirituale dello sviluppo umano.
L’inconscio può essere quindi un serbatoio dal quale può emergere il nuovo.
Molti artisti e scienziati devono le loro intuizioni più geniali a suggerimenti dell’inconscio.
Pensiamo all’etimologia della parola INVENTARE dal latino “Invenire = trovare”.
Questo sostrato comune inconscio ha generato miti, religioni, filosofie e può essere riattivato mediante l’arte.
L’arte permette di ripescare, “invenire”, i contenuti perduti degli archetipi e reintegrarli nella mente conscia.
Questo processo può rendersi manifesto attraverso la naturale attività simbolizzatrice della psiche.